Nel segno della Riscoperta delle Origini, tema di questa edizione di Golosaria Monferrato
In occasione di Golosaria tra i castelli del Monferrato 2023 a Grana è stato pensato un itinerario fra le cantine granesi, ma il tema non sarà soltanto quello del vino e dell’ambiente da conoscere percorrendo le colline. Fra le aziende vitivinicole, c’è, per esempio, una realtà che custodisce la memoria di un antenato diventato illustre proprio come emigrato in Argentina e quello dell’emigrazione e dei collegamenti storici e attuali con il tema, anche in chiave turistica, è l’altro argomento di questa edizione di Golosaria Monferrato.
L’antenato si chiamava Evasio Garrone, esattamente come il nome dell’Azienda, fu padre salesiano ed è ancor oggi celebrato in Argentina dove arrivò nel 1895 come missionario inviato da Don Bosco nella prima missione fondata in quel Paese. Il nonno degli attuali proprietari, Dante e Marco, fu chiamato Evasio in suo onore. Nato a Grana nel 1861, Evasio Garrone fu accolto nella Congregazione salesiana nel 1886 e divenne sacerdote nel 1889. Inviato in Argentina insieme con Mons. Cagliero, visse a Buenos Aires per quattro anni presso i collegi intitolati a Leone XIII e a Pio IX e fu trasferito nel 1901 a Viedma, in Patagonia.
La sua opera di infermiere e farmacista lo fece diventare un punto di riferimento per gli indios e le popolazioni locali più povere che vedevano nell’ospedale “San José”, oggi sede vescovile, un luogo in cui trovare soccorso e cure. L’ospedale era dotato di farmacia e anche di una scuola di agricoltura, dove i padri salesiani insegnavano in particolare la coltivazione della vite, come riportato dal “Bollettino dell’Emigrazione” pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri nel 1907 (p.364). Padre Evasio per gli Indios era il “padre dotor”, il sacerdote medico. L’ospedale “San José” aveva 70 posti letto e le persone lì curate erano circa un migliaio al mese. Per le sue capacità mediche, ricevette il titolo di Dottore in Medicina Honoris Causa dal governo argentino. Morì nel 1911.
Nel 1915 gli fu dedicato un monumento nel camposanto di Viedma dove è indicato come “Salesiano Sacerdote, Missionario e Medico ospedaliero”. Il ricordo di Don Evasio, che ebbe come collaboratore in Argentina Sant’Artemide Zatti, è ancora molto sentito, come testimoniano varie pubblicazioni a lui dedicate. In occasione delle sue esequie, il Governatore del territorio di Viedma lo definì “Cavaliere senza macchia”, manifestando la grande gratitudine che il popolo del Rio Negro provava nei suoi confronti.