Il legame di Conzano (e della Val Grana) con l'Australia è forte e sarà celebrato a Golosaria Monferrato
Il “turismo delle origini” , tema dell'edizione 2023 di Golosaria tra i castelli del Monferrato” non è una novità per Conzano, gemellata dal 1993 con Ingham, città dello Stato del Queensland, in Australia. Conzano ha una piazza, quella dove sorge il Municipio, che si chiama “Piazza Australia” e una via, nella frazione San Maurizio, intitolata alla città australiana che accolse all’inizio del ‘900 gli emigrati conzanesi. Sull’arco che sta all’inizio dei portici di Conzano si trova la scultura di un canguro, opera di Ezio Gribaudo (nella foto). Sono stati ben quattro i sindaci di Conzano eletti dopo il loro ritorno da Ingham, dove erano andati per lavorare. Le reciproche visite sono frequenti, i rapporti costanti.
Di tutto questo si parlerà il 6 e il 7 maggio negli eventi organizzati a Conzano, ma il “caso emblematico” di Conzano è uno degli argomenti che saranno affrontati anche sabato 6 maggio nel convegno organizzato alle 11.30 dal Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” presso il castello di Casale Monferrato, con l’intervento del Sindaco di Conzano, Emanuele Demaria.
Ma qual è la storia di questa emigrazione che vide Conzano protagonista?
“In quegli anni […] si diceva che in Ingham vi fossero più persone provenienti da uno di questi paesi, Conzano, di quanti ci fossero in Conzano stessa”: parole di Francis Rush, Arcivescovo emerito di Brisbane, già parroco a Ingham fra il 1950 e il 1960. La testimonianza, relativa alla composizione demografica di Ingham nei primi decenni del ‘900, è riportata nel libro dello storico Franco Scarrone “L’Emigrazione Monferrina in Australia – Relazione per l’inaugurazione della Mostra ‘ Australia’s Italians’ ” organizzata nella Villa Vidua di Conzano il 18 novembre 2007. Il testo di Scarrone è una fonte preziosa per la ricostruzione di quella che fu l’emigrazione in Australia dalla Valle Grana, cioè dei paesi di Lu, Cuccaro, Camagna e Conzano nei primi trent’anni del secolo scorso, con focus particolare su Conzano.
Lo storico scrive di “colline svuotate” da un flusso migratorio che vide il suo culmine fra il 1911 e il 1931: in quel ventennio gli abitanti di Conzano passarono da 2224 a 1458. L’87% degli emigrati era formato da contadini; l’88% da uomini. Ma l’emigrazione era già iniziata alla fine dell’ ‘800: nel 1906 a Ingham è documentata la presenza di 14 tagliatori di canna da zucchero italiani di cui 9 arrivati da Conzano. Dal Registro dei Passaporti dell’archivio comunale, nel 1907 l’Australia risulta essere al primo posto come meta migratoria dei conzanesi. Le cause del massiccio abbandono delle campagne monferrine furono molteplici: l’esplosione demografica successiva al primo conflitto mondiale, il dilagare delle malattie della vite, in particolare della filossera, forti avversità meteorologiche, come la grandinata del 1924.
La coltivazione della canna da zucchero nell’area di Ingham era stata introdotta da poco. Servivano braccia per una filiera di lavoro duro, un’opportunità per i monferrini rassegnati a vivere lontani dalla loro terra. La comunità di Ingham crebbe, al punto che in vari suoi quartieri si parlava dialetto monferrino e, soprattutto, lo si parlava nelle piantagioni. A Ingham i Conzanesi comperarono terreni e case e, alla fine della II Guerra Mondiale, furono loro a mandare spesso ai parenti in Italia pacchi di zucchero e di altri prodotti alimentari per sostenerle nel critico momento della ricostruzione. Una storia articolata, la cui memoria ancora oggi è viva e tale è mantenuta in una dimensione in cui affetti, radici, turismo e valori azzerano le distanze di terre e Oceano.