Montepulciano d'Abruzzo, trebbiano d'abruzzo, passerina, pecorino, cococciola sono i vitigni tipici su cui poggia una viticoltura dalla forte identità
Una viticoltura dalla forte identità, imperniata su un grande rosso e un grande bianco, ma capace di riservare sorprese. Potremmo riassumere in questa immagine una fotografia della produzione enoica abruzzese, capace di offrire tra i più grandi vini d’Italia. Per comprenderla dobbiamo partire dalla geografia: il mare Adriatico da una parte e i massicci del Gran Sasso d’Italia e della Majella dall'altro conferiscono al territorio forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e una buona ventilazione, ingredienti di un microclima ideale per la vite.
I vitigni di riferimento sono sostanzialmente due, affiancati però da alcuni autoctoni e internazionali che soprattutto negli ultimi anni stanno emergendo. Il montepulciano, attestato fin dal Settecento, rappresenta più della metà della base ampelografica regionale, oltre a essere il vitigno di riferimento della Doc Montepulciano d’Abruzzo e delle due Docg Colline Teramane, più a nord, e Terre Tollesi (o Tollum) a sud di Pescara. Dallo stesso vitigno, capace di dare vini rossi di grande invecchiamento, tannici e dai profumi intensi con un'allure che richiama la terra e il bosco, è possibile ottenere anche un rosato piacevole, fresco e raffinato, il Cerasuolo. Il vitigno bianco trebbiano d’Abruzzo dà origine a una omonima denominazione, altra protagonista della storia vinicola abruzzese.
Infine si annoverano una serie di vitigni tra autoctoni, nazionali e internazionali quali passerina, pecorino e soprattutto cococciola, da poco riscoperta ma capace di dare vini molto caratteristici, e poi sangiovese, chardonnay, cabernet sauvignon, merlot. La spumantistica, che sta prendendo piede anche qui, si sta esprimendo molto bene sia per i vini a base chardonnay sia per quelli che utilizzano i vitigni autoctoni in particolare pecorino, passerina e cococciola.
Ad oggi sono 55 i vini premiati con il riconoscimento Top Hundred assegnato ai 100 migliori vini dell'anno da Paolo Massobrio e Marco Gatti con il criterio di non selezionare mai una cantina già già premiata. Questo ha permesso di fotografare l'evoluzione di questa regione dal punto di vista vitivinicolo che è passata da una sola referenza nel 2002 primo anno del premio (il Feuduccio di Santa Maria d'Orni con il Montepulciano d’Abruzzo “Margae” 1998 alle 8 referenze dello scorso anno:
- Tommaso Olivastri - l'Abruzzo Cococciola "L'Ariosa" '21
- Torre Zambra - Villamagna Riserva '18
- Nic Tartaglia - Cerasuolo d'Abruzzo '21
- Tenuta Cerulli Spinozzi - Trebbiano d’Abruzzo “Gruè” '21
- Bossanova con il Montepulciano d’Abruzzo '21
- Eredi Legonziano - Abruzzo Spumante Brut Metodo Classico '18
- Marchesi De' Cordano - Colline Pescaresi Cococciola "LuSciabli" Collezione Privata '18
- Fattoria Nicodemi - Trebbiano d’Abruzzo “Cocciopesto” '20