Per prepararci a Golosaria Wine & Food Abruzzo, entriamo nelle atmosfere di questa straordinaria regione
La transumanza, i tratturi, i trabocchi. Sono solo alcuni degli elementi e dei beni immateriali carichi di significati che contraddistinguono passato, presente e futuro dell'Abruzzo.
La transumanza
A partire proprio da quel patrimonio unico della cultura pascolare, riconosciuto dall’Unesco, denominato “Transumanza", che rappresenta uno scambio di conoscenze, di implementazione di economie, di allargamento di scambi commerciali.
L’inizio di questa attività millenaria viene citata da Gabriele D'Annunzio nella poesia “I Pastori”, facendo riferimento a quando i pastori lasciano i recinti dove sosta il gregge e vanno verso il mare: scendono verso l’Adriatico tempestoso che è verde come i pascoli sulle montagne. E si dirigono verso la pianura attraverso l’antico sentiero, come attraverso un silenzioso fiume verdeggiante, seguendo le orme degli antichi padri. La poesia (a volte indicata come I pastori d’Abruzzo) fa parte dell’ultima sezione di Alcyone, intitolata Sogni di terre lontane. Alcyone è il terzo libro delle Laudi del Vate: venne pubblicato per la prima volta nel 1903, racchiudendo le liriche composte tra 1899 e il 1903.
Il verbo transumare, ossia attraversare, transitare sul suolo, è costituito con l’accostamento del prefisso latino trans che vuol dire al di là/attraverso, e della parola latina humus che vuol dire suolo/terreno. E viene compiuto percorrendo i tratturi, larghi sentieri erbosi, pietrosi o in terra battuta, sempre a fondo naturale, originatosi dal passaggio e dal calpestio degli armenti. Di norma la misura della larghezza della sede del tracciato viario è di 111 metri corrispondenti a sessanta passi napoletani. Il suo tragitto segna la direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che si snodano e si diramano in sentieri minori costituiti dai tratturelli bretelle che univano tra loro i tratturi principali, dai bracci e dai riposi.
I tratturi
Alcuni di essi vengono definiti "Regi Tratturi” e costituiscono una preziosa testimonianza di percorsi formatisi in epoca protostorica in relazione a forme di produzione economica e di conseguente assetto sociale basate sulla pastorizia, perdurati nel tempo e rilanciati a partire dall’epoca normanno-sveva, e poi angioina e aragonese, così da rappresentare un frammento di storia conservatosi pressoché intatto per almeno sette secoli e via via arrichitosi do ulteriori stratificazioni storiche, tanto da renderli il più imponente monumento della storia economica e sociale dei territori dell’Appennino Abruzzese-Molisano e del Tavoliere delle Puglie. Dall’Abruzzo partono tutte i cinque i Regi Tratturi:
- L’AQUILA-FOGGIA – Dalla montagna al mare
- CENTURELLE-MONTESECCO – La via dello zafferano
- CELANO-FOGGIA – Il cammino della civiltà
- PESCASSEROLI -CANDELA – La via della biodiversità
- CASTEL DI SANGRO-LUCERA – Il cammino sulle orme dei sanniti
I trabocchi
Sulla costa, invece, fanno capolino i trabocchi, strutture davvero particolari, che offrono un panorama incredibile e che sono delle macchine da pesca su palafitte. Il trabocco è
composto da una piattaforma di legno che si allunga verso mare con due (o più) lunghi bracci, chiamati antenne, a cui viene legata una rete a maglie strette, nota come trabocchetto. Un articolato sistema di argani permetteva di immergere la rete in acqua e poi di tirarla su con il pescato.
Considerati uno dei mezzi per la pesca più antichi del mondo sembra che l’origine dei trabocchi risalga ai tempi dei fenici. Tuttavia, uno dei primi documenti che accerta la presenza dei trabocchi in questo tratto di costa risale al XV secolo e si tratta di un’opera religiosa che racconta la vita di Fra Pietro da Morrone, colui che poi diventò Papa Celestino V. Sembra che il nome trabocco derivi dal latino “trabs”, che significa “trave, legno” per indicare le numerose travi in legno che venivano usate nella loro costruzione.
I trabocchi, infatti, venivano costruiti con il legno di pino d’Aleppo, un tipo di legno che oltre a essere molto comune in questo tratto di costa è anche un materiale molto resistente. I trabocchi permettevano di pescare senza dover uscire in mare con una barca e per alcuni pescatori erano anche una casa in cui abitare. Descritti nell’opera “Il Trionfo della Morte” di Gabriele D’Annunzio come “macchine che parevano vivere di vita propria”, i trabocchi sono ora uno dei simboli dell’Abruzzo.
Oggi, molti trabocchi sono stati restaurati e riportati alla loro bellezza originaria – alcuni di essi ospitano ristoranti dove potrete gustare qualche saporita pietanza locale, nel pieno rispetto delle tradizioni abruzzesi.