Il ritmo è di due sessioni a settimana, di assaggi di vini da raccontare, in vista della prossime uscite de IlGolosario e de l’Emozione del Vino. Ecco l’esito dei più recenti
Borgo Stajnbech di Pramaggiore (Ve)
Partiamo da questa azienda a conduzione familiare fondata nel 1991. Siamo a Belfiore di Pramaggiore, in provincia di Venezia. Il vino straordinario è il Lison 150 2019, la cui etichetta richiama l'anniversario dei 150 anni dell'Unità nazionale coincidenti con l'arrivo della Docg (2011). 100% friulano, colpisce per un naso fantastico e complesso: c'è la pesca bianca, note di mandorle, ma anche una speziatura fine e persistente (liquirizia soprattutto). Il sorso è sapido, pieno, decisamente persistente, dal finale ancora speziato. Decisamente buono anche il Sauvignon Bosco della Donna 2020: un effluvio di salvia, fiori di sambuco e foglia di peperone, che si conferma in bocca con una freschezza convincente. Freschezza che si ritrova anche nello Chardonnay 2020, esplosivo nei suoi profumi di pera. Meno fresco, ma più costruito e complesso è lo Stajnbech Bianco 2018, 100% chardonnay. L'uso delle barrique è evidente, ma il risultato è di grande eleganza: tanti fiori bianchi, mela matura e vaniglia al naso, per un sorso rotondo e intenso. Tra i rossi, lo Stajnbech Rosso 2018 (70% refosco dal peduncolo rosso, 30% cabernet sauvignon) ha un naso disteso e minerale: tanta marasca, poi cacao e una leggera salamoia. All'assaggio è pieno e armonico – quanta marasca! - e fine, per un bicchiere di buona persistenza.
(www.borgostajnbech.com)
Caferro di Vò (Pd)
L'azienda Caferro di Vò Euganeo, già apprezzata lo scorso anno per il Cabernet, questa volta ci ha convinto soprattutto con il Serprino Extra Dry Millesimato 2020. Un'interpretazione coerente, piacevole nei profumi esuberanti di mela verde e fiori bianchi, e poi equilibrata all'assaggio, dove il residuo zuccherino (è un extra dry) non affatica il sorso. Il Pinot Grigio 2019 ha buona stoffa al naso, ricco di sentori minerali (polvere da sparo, pepe, ma anche peperone) ma in bocca risulta un po' squilibrato sull'acidità. Il Merlot è un tripudio di ciliegie sotto spirito, per un bicchiere di piacevole rusticità. Infine, il Noir Rosso Veneto 2012, uvaggio di merlot, cabernet e raboso veronese: gli anni alle spalle si sentono, ma la nota minerale (ferroso/ematica) che si confonde con la confettura di more si lascia ascoltare. (www.caferrovini.it)
La Giuva di Verona
Archiviata (definitivamente?) la carriera da allenatore, Alberto Malesani si è dedicato ad una sua grande passione, il vino, avviando questa azienda che ha come nome l'acronimo delle figlie Giulia e Valentina, che lo affiancano in azienda. Degli assaggi ci ha colpito il Valpolicella Superiore Il Rientro 2018 (50% corvina, 20% corvinone, 25% rondinella, 5% oseleta e croatina) per le sue note d'inchiostro, una sottile speziatura, il frutto integro e una bella mineralità. Il sorso è pieno, mai pesante, che si chiude in un retrogusto di liquirizia e un'acidità che ci dice che può invecchiare ancora.
(www.lagiuva.com)
Villa Bellini di San Pietro in Cariano (Vr)
In Valpolicella, a Castelrotto di Negarine, in una villa del '700 c'è questa cantina che produce vini biologici. Particolare il Valpolicella Classico Superiore 2016, soprattutto nei profumi: note animali si mescolano a goudron e idrocarburi, per poi lasciare un pertugio a una vaniglia leggera. Un bel naso che si conferma in un sorso elegante e di buona persistenza. Fa centro anche il Ripasso 2016, di buon nerbo. Merito della vena acida, che bilancia la rotondità di un sorso che è concentrato di confetture ciliegie. Infine, l'Amarone 2015 “Centenarie”, dal naso già evoluto. Bello il colore, deciso nell'alcol (16.5%), ha profumi di confettura di ciliegie, cacao, una leggera balsamicità. Tutte sensazioni che ricorrono al sorso, un po' stanco però, figlio di un'annata non semplicissima.
(www.tenutavillabellini.com)
F.lli Recchia di Jago di Negrar (Vr)
Dal 1906 la famiglia Recchia a Jago, nelle colline sopra Negrar e a i piedi del colle Masua, si dedica alla coltivazione della vite e alla produzione del vino. E sanno farlo bene, come confemano i prossimi assaggi. Il Valpolicella Classico Masuà di Jago 2020 è un vino immediato e facile (da intendere come un complimento, assolutamente!): ciliegia, mora e viola, per un sorso intenso, di medio corpo, franco. Il Korvilot 2018 nasce dall'appassimento di uve corvina e merlot. Il risultato è un vino ricco: una confettura di prugne con cacao, reso interessante dalle note balsamiche. Particolare il Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2017 Le Muraje: se il naso è confetturoso e ricco, il sorso è fuori dalla comfort zone per una sensazione piccante, come quella di un cioccolato con il peperoncino. Una sensazione che, attutita, si ritrova anche nell'Amarone Masuà di Jago 2016: il naso è intenso, un chutney di peperoni che si mescola a sensazioni vegetali e una sottile speziatura. Il sorso, di bell'equilibrio tannico, si apre quasi dolce ma ha un finale pungente che si sente fino in gola. Bello.
(www.recchiavini.it)
Kurtatsch di Cortaccia sulla strada del vino (Bz)
E sempre nell’areale del Triveneto, eccoci ad assaggiare i vini di questa benemerita cantina cooperativa. Si inizia con A.A. Chardonnay riserva “Freienfeld” che ha un colore paglierino pieno tendente all’oro. Al naso l’elevazione in legno lo rende particolarmente aromatico; in bocca è pieno con una bella trama filigranosa. Notevole sarà il Gewürztraminer riserva “Brenntal” 2018 dove emergono generose le note di frutta esotica e rosa canina. Ha una speziatura orientale al naso; in bocca colpisce per la sua spada diritta di freschezza che trapassa un sorso morbido.
(www.kellerei-kurtatsch.it)
Zambon Vulcano Wine di Roncà (Vr)
La nostra ricerca indefessa dei Durello, di cui siamo estimatori assoluti, prosegue con l’assaggio di questo prototipo davvero particolare, che ha note minerali molto marcate, dovute al territorio vulcanico della Lessinia. Tuttavia in bocca riserva la solita fragranza e pienezza dei migliori Durello, con quella complessità minerale che non dispiace, ma soprattutto un’acidità che va in profondità, e chiude con una nota amaricante. Spettacolare ci è parso tuttavia il Soave di colore paglierino, che al naso esprime il limone puro: dopodiché senti altre note fruttate con un che di minerale; in bocca è maestosamente vellutato con un finale sapido graffiante.
Tezza - Corte Majoli di Verona
Piacevolissimo l’assaggio del Valpolicella 2020 del marchio Corte Majoli, che ci ha ispirato un sorso di straordinaria tipicità, per questa cantina che lavora bene, secondo i canoni classici. Così almeno a sentire quella speziatura tipica del Ripasso.
L’Amarone della Valpolicella 2017 riporta la medesima speziatura, ma ha un’anima avvolgente e quasi dolce. Lo avevamo detto che stavano assaggiando campioni tipici. Il Rosso Caporal 2019 è un vino Igt che ha dentro tutta l’anima fresca e profonda della Valpolicella, anche se si compie tutto con l’Amarone 2015 che al naso ha note animali calde che si confondono con quelle fruttate e un po’ speziate. E qui, dentro a un sorso rotondo classico, vince senza dubbio la freschezza aromatica, per un’annata che per l’Amarone si ricorda importante.
(www.tezzawines.it)
Il nostro viaggio sarebbe finito qui, se non avessimo partecipato alla Preview della Special Edition di Vinitaly a Verona, dove abbiamo incontrato alcune aziende storiche, come Le Vigne di SanPietro di Sommacampagna che ci ha presentato tre novità. Quella più clamorosa credo sia “Come Un Pino Nero” ovvero un rosso molto speziato, pieno, che è frutto di uve corvina al 100% ma fa veramente il verso al Pinot Nero. E poi due bollicine prodotte con un metodo particolare, che parte dal mosto per donare freschezza. Il primo “Marcellino e le Bolle nel vino", ovvero uve 100% garganega rifermentate in bottiglia e “Ho scritto t’Amo sulla sabbia", un rosè da uve 100% corvina, che ha un bellissimo colore, anche questo di notevole fragranza.
A Sirmione, il Lugana 2020 di Avanzi di Manerba del Garda (Bs) ci ha invece dato un esemplare iconico, pieno, con note già di frutta esotica, che fa il paio con il loro Chiaretto che avevamo apprezzato molto nella degustazione della Valtenesi. Bravo!
Pazzeschi invece i vini della selezione Télos, “senza solfiti aggiunti” della famiglia Castagnedi, Tiziano e Paolo, della Tenuta Sant’Antonio di Mezzane di Sotto. L’Amarone della Valpolicella Télos 2015 è qualcosa che raggiunge la perfezione e a me ha ricordato il medesimo esempio che mi fece provare Vladimiro Rambaldi con il suo Barolo come e senza. Apprezzi davvero tutte le sfumature nitide di questo vino, dove la speziatura diventa elegante e il frutto franco. In etichetta è certificato vegano. Gli altri campioni della stessa linea sono il Rosso, un Valpolicella superiore composto da corvina, rondinella, croatina e oseleta, che è un anticipo della finezza riscontrata nell’Amarone e poi due Bianchi: un Pinot Grigio e il Bianco, da uve garganega e chardonnay, che è decisamente balsamico (io – Paolo Massobrio – mi sono innamorato di questo vino) dove senti la mentuccia e il timo. In un sorso di grandissima freschezza. Sapete che vi dico Tiziano a Paolo? SIETE AVANTI!